Da buon urbanista, complottista peraltro, non posso che sostenere l’idea di una Federazione Mediterranea: l’insieme dei Paesi e dei popoli che si affacciano sul Mare Nostrum e che ne detengono un ‘diritto (e un dovere) territoriale’. Tutti stati sovrani e indipendenti che nutrono un interesse comune: il mare. Tutto questo è già esistente! È un dato di fatto! È la culla della civiltà. La Grecia, l’Egitto, l’Albania, l’Italia, la Spagna, la Francia,… Ma anche il Marocco, la Tunisia, l’Algeria, la Turchia, la ex Jugoslavia, la Siria, Cipro, il Libano, Israele, Malta e la Libia (dovrebbero essere tutti…).
La storia della nostra civiltà inizia proprio qui!
Nella storia il Mediterraneo è stato teatro di accordi e battaglie tra i popoli dell’area e non si è mai fatto nulla per spostarne il baricentro fino alle Invasioni barbariche: quando i popoli del nord, nomadi e incapaci a ‘usare’ il territorio ma più propensi a sfruttarlo e spostarsi, hanno preso di mira i popoli più sereni del bacino. Avidi delle ricchezze dell’area pian piano si sono insinuati e col passare del tempo ne hanno cominciato a spostre il baricentro.
Oggi i popoli del nord, senza alcun rispetto della volontà elettorale stanno cercando di ‘annettere’ l’area mediterranea (ricca e serena) ai ‘loro’ territori esausti e inquinati, giustificando il tutto con l’istituzione di un’Europa bancaria e digitale dove pochi hanno un controllo pressoché totale dei molti, proponendo un folle ‘green deal’, insensato e insostenibile nei temi affrontati e devastante per l’economia libera, istituendo una vera propria censura digitale (DSA) su qualunque contenuto ‘turbi’ la narrazione neoliberista o socialglobalista che dir si voglia.
Che si fa? Semplicemente rispolveriamo l’idea di una Federazione Mediterranea che sempre ha difeso il mare pur avendo diversi popoli spesso in contrasto tra loro (su tutti Roma-Cartagine, considerato dagli storici quasi un derby…!).
Dal punto di vista urbanistico e pianificatorio l’uomo è nato nomade e ha cominciato ad essere stanziale e a vivere in comunità per difendere il surplus che veniva creato dalle risorse disponibili.
I popoli mediterranei pur combattendosì o stipulando accordi hanno sempre protetto il mare del quale vivevano.
Siamo noi che ora dobbiamo combattere le nostre battaglie contro chi sta installando ‘ventilatori giganti’ nelle ultime tonnare storiche del pianeta o chi sta estraendo gas dal sottosuolo in Basilicata creando dei vuoti, dei crolli e dei disastri.
Dobbiamo dubitare di chi vuole deviare le nostre rotte e chi vuole il controllo delle nostre coste, diffidiamo di chi vuole costruire ecomostri in zona ambientale come a Caorle lungo la riviera di levante.
Guardiamo allo stato d’essere dei territori: l’unica possibilità è ritornare a pensare in piccolo e cercare di difendere il nostro mare.
Molto semplicemente condividiamo questa ‘nuova vecchia idea’, l’azione deve partire ‘dal basso’: da chi non vuole alcuna guerra, dai popoli che vogliono autodeterminarsi (è un nostro sacrosanto diritto!) sui propri territori.
Dott. Urb. Giacomo Calearo